Placenta invecchiata: ecco quali sono le cause e come rimediare

La placenta invecchiata è una problematica ampiamente diffusa in stato di gravidanza, generalmente verso la fine quando la placenta inizia a calcificarsi ovvero a mostrare dei sintomi di invecchiamento. Questa condizione è del tutto naturale, ma ci possono essere casi in cui la calcificazione tende a manifestarsi durante la gravidanza per una condizione patologica che potrebbe portare a una sofferenza per il feto.

La placenta invecchiata è una condizione patologica che può essere provocata da vari fattori come il fumo di sigarette (che può portare a un invecchiamento delle cellule), l’ipertensione e la gestosi. A queste tre possibili cause si possono associare numerosi altri fattori. Scopriamo insieme quali possono essere le possibili cause e come potere rimediare.

Che cos’è la placenta invecchiata?

La placenta invecchiata è una condizione comune a molte donne in stato di gravidanza. Questa condizione è anche conosciuta come “placenta calcificata”. Verso la fine della gestazione è normale che la placenta si presenti più calcificata, quindi, invecchiata e non si rende necessario alcun tipo di intervento. Al contrario, però, se l’invecchiamento della placenta si verifica nel corso della gravidanza potrebbe comportare problemi sulla crescita fetale e rendere così necessario un parto anticipato. 

Possibili cause

Uno dei sintomi che si può manifestare in presenza di placenta invecchiata è la scarsa crescita del feto. In passato, la placenta invecchiata veniva diagnosticata solamente dopo il parto, quando veniva esaminata. Oggi, invece, è possibile avere anche una diagnosi precoce, in quanto nella placenta invecchiata sono presenti delle piccole calcificazioni di colore bianco, che somigliano a delle piccole pietre. L’invecchiamento della placenta può essere provocato da vari fattori come:

  • durata della gravidanza: una gestazione che si prolunga oltra le 40 settimane può essere interessata da calcificazione della placenta;
  • fumo;
  • diabete gestazionale;
  • ipertensione: che è collegato alla gestosi.

Possibili conseguenze per il bambino

Una placenta invecchiata non consente al bambino di ricevere la giusta quantità di ossigeno e nutrienti da parte della madre. Nella maggior parte dei casi, le complicanze che possono essere connesse all’invecchiamento della placenta non sembrano essere dannose per il feto, anche se molte volte si tende a dovere anticipare il parto perché il bambino non riceve più nutrimento come dovrebbe e tende a non crescere bene. Il bambino non appena nato da una placenta invecchiata può presentare:

  • unghie più lunghe;
  • pelle desquamata;
  • scarsa presenza dello strato sottile che riveste il suo corpo e ne protegge la pelle durante la permanenza del liquido amniotico.

Ogni situazione comunque presenta caratteristiche diverse che possono dipendere dalla gravità della cartella clinica e dal ritardo della crescita del neonato. Il ginecologo, infatti, analizzando la situazione deciderà se ci sarà bisogno o meno di un ricovero in ospedale e di intervenire con un parto prima del termine o di monitorare continuamente la mamma e il piccolo.

Che cosa si può fare in presenza della placenta invecchiata?

Per cercare di ridurre al minimo i possibili rischi derivanti da una placenta invecchiata in stato gestazionale, è possibile effettuare una terapia preventiva su indicazione del proprio medico che consiglierà di smettere di fumare, di tenere sotto controllo l’ipertensione e di seguire un’alimentazione che sia sana e bilanciata.

L’assunzione di calcio deve essere bilanciata in modo adeguato, introducendo circa 1.000 mg al giorno. Il calcio può essere assimilato attraverso l’alimentazione a cui potere associare, su prescrizione medica, talvolta delle compresse di integratori. Viene anche consigliato di praticare attività motoria durante la gestazione, come passeggiate a passo svelto per circa mezz’ora al giorno.

La prima conseguenza della placenta invecchiata, come abbiamo visto, è il possibile mancato sviluppo del feto che dall’ecografia mostra unghie lunghe e pelle squamata. In passato, non era possibile intervenire su questo genere di problematiche, perché non esistevano metodi d’indagine che potessero aiutare ad individuarle. La placenta veniva analizzata solamente a seguito del parto, se il bambino nasceva poco sviluppato. Oggi, invece, i progressi della scienza hanno consentito di riconoscere preventivamente i possibili sintomi, effettuando un costante monitoraggio del feto, seguendo un’alimentazione e uno stile di vita sano.

Solitamente la gestante non sembra manifestare alcuna sintomatologia. Sarà, il medico a individuare la problematica e a suggerire alla gestante una possibile soluzione per fare rientrare il problema. Anche la tempistica può giocare un ruolo importante in queste circostanze. Se la placenta si mostra invecchiata all’inizio della gravidanza, i rischi potrebbero essere maggiori. Se invece, ciò dovesse avvenire a fine gravidanza il ginecologo potrebbe optare per un parto indotto o un cesareo per evitare possibili complicanze per il nascituro.

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