Uno dei consigli che più di frequente danno i medici alle mamme è quello di portare i bambini al mare visti i benefici che esso ha sulla salute del bambino. Questo perché il mare e soprattutto l’aria sono intrisi di iodio, elemento molto importante in fase di crescita poiché rafforza le difese immunitarie del bambino e lo aiuta a respirare meglio.
Ma cosa si fa quando nostro figlio ha paura dell’acqua? E’ giusto utilizzare salvagente e braccioli per rassicurarlo?
In linea generale, quasi tutti i bambini sono amanti del mare e dell’acqua e fin da piccoli sono attratti dagli innumerevoli giochi che si possono fare in acqua. Tuttavia, se i primi passetti in acqua vengono fatti nelle piccole piscine gonfiabili che non permettono al bimbo di prendere freddo eccessivo e di correre pericoli, già dopo il primo anno di vita sono molti i bambini che iniziano a voler nuotare in mare o in piscina. Ciò nonostante può verificarsi che, molti bambini, abbiano al contrario paura dell’acqua e che si rifiutino di entrare se non accompagnati da un adulto e se sprovvisti di salvagente o di braccioli.
Ma come superare questa difficoltà?
La cosa di fondamentale importanza è non obbligare il bimbo ad entrare in acqua se non si sente di farlo. Iniziare a nuotare e a prendere confidenza con l’acqua, soprattutto in mare, deve essere un processo lento e graduale: Il bimbo deve sentirsi sicuro di avere qualcuno accanto se succedesse qualcosa, ma deve anche sentire il desiderio di nuotare e di lasciarsi andare con le proprie gambe. È preferibile, quindi, far avanzare il piccolo in acqua finché riesce a stare in punta di piedi e fintanto che riesce a tenere la testa fuori dall’acqua. Solo quando sarà tranquillo, potremo procedere ad insegnargli giocando come muovere correttamente i piedi e le braccia mentre è ancora in posizione verticale, senza costringerlo a sdraiarsi o ad aggrapparsi a noi.
L’utilizzo dei braccioli
Ovviamente, per facilitare le cose al bambino quando avrà preso maggiormente confidenza con l’acqua e si sentirà tranquillo, possiamo introdurre dei “giochi” galleggianti. La cosa davvero importante è dargli questi oggetti dicendo chiaramente che si tratta di giochi, che aiutano a stare in acqua con maggiore sicurezza e che servono soprattutto per divertirsi.
Tra questi i braccioli sono i più classici tra i supporti in plastica che permettono al bimbo di galleggiare ma in modo, tutto sommato, abbastanza libero facendo così in modo che impari abbastanza in fretta da solo a stare a galla. I braccioli sono spesso utilizzati per un periodo molto breve della vita del bambino proprio perché aiutano maggiormente il bambino ad entrare in confidenza con l’acqua e con il nuoto ma non devono diventare la prassi. Nella maggior parte dei casi, però, accade che sia il bambino stesso a volerli togliere per potersi muovere in acqua più liberamente.
Arrivati a questo punto, però, bisogna non affrettare le cose. Questo perché, se anche ha imparato a nuotare più in fretta di quanto non ci aspettavamo o ci sembra abbastanza sicuro di se, l’agitazione di un momento o la paura improvvisa per qualcosa potrebbero farlo spaventare e avere un effetto assolutamente deleterio e contrario. L’acqua, in questo modo, rischia di essere vista come una nemica da cui fuggire, rendendo vano ogni sforzo e ogni piccolo passo in avanti fatto.
In linea generale, quindi, suggeriamo di far utilizzare i braccioli al proprio bambino fino a che non arrivi a sentirsi completamente tranquillo e, magari, alternando anche di volta in volta tra un braccio e l’altro per fargli provare empiricamente la differenza che intercorre tra il galleggiare con uno strumento e il farlo con le sole forse del corpo. Eliminando un bracciolo alla volta si andrà incontro alle esigenze del bambino e lo si aiuterà ad imparare a nuotare con più facilità e senza paura.
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